SERVIZIO IMMOBILIARE
Uffici vuoti, recessione e case piccole: a Londra è fuga in periferia
Crollo dei prezzi in centro città e balzo in periferia: con il lavoro da casa, serve una camera-ufficio. Molti banchieri italiani meditano il ritorno in patria, grazie anche agli incentivi
di Simone Filippetti
4′ di lettura
LONDRA – Nella chat che Giorgio, banchiere italiano che lavora a Londra per un colosso finanziario internazionale, ha coi suoi amici ultimamente c’è un solo il tema: tornare in Italia. Sono tutti connazionali che come lui lavorano nella City. E vedono nero per il futuro: tra Brexit e Covid il periodo d’oro di Londra è finito. Spaventato dalla recessione da una parte; attratto dal canto (fiscale) delle sirene del “Rientro dei Cervelli”; e allora ecco la tentazione per Giorgio: lasciare la grande casa in affitto e tornarsene in Italia. Il banchiere vive da 15 anni nel Regno Unito: abita a Londra ovest, nella zona residenziale di Earl’s Court. «Ogni giorno, un’ora di metropolitana per andare e una per tornare da qui a Canary Wharf»: la sola idea che a Milano, con lo stesso prezzo di affitto avrebbe un attico extra-lusso al Bosco Verticale e che potrebbe andare al lavoro in bici in 20 minuti, è sufficiente per fargli seriamente prendere in considerazione l’idea di lasciare Londra e il quartiere dove ha trascorso gli ultimi 15 anni della sua vita e dove sono nati i suoi figli.
Da Lady Di agli expat: radiografia di un boom
Quando, una mattina del 1981, una 18enne Lady Diana uscì dal numero 60 di Coleherne Court, complesso di condomini a Earl’s Court, vicino a dove vive Giorgio, per essere accompagnata a Buckingham Palace e diventare la futura sposa del Principe Carlo, si narra che Margaret, la defunta sorella della Regina Elisabetta, abbia commentato: «Earl’s Court? Ma è una quartiere di prostitute e australiani». L’aneddoto, vero o presunto, ma reso “ufficiale” dalla serie tv The Crown, rivela molto del livello sociale del quartiere, 40 anni fa. Oggi Earl’s Court è una zona di alberghi, che sono tutti vuoti perché da un anno il turismo a Londra è morto, e di benestanti che vivono in elegantissimi appartamenti con giardino e auto di lusso parcheggiate davanti. Sono tutti expat; europei con stipendi a cinque o sei zeri. Ma ora il mercato immobiliare di Londra, esploso di pari passo con il boom della città come capitale della finanza, inizia a vacillare: la gente se ne sta andando dai quartieri ricchi. La nuova meta è la campagna o la periferia.
Fuga dal centro
Il centro di Londra è un posto dove il costo della vita è così alto che anche un lieve abbassamento del reddito rende impossibile rimanere. Figuriamoci se arriva una recessione mai vista prima. Ecco allora il deflusso dal centro verso zone meno costose. «Negli ultimi mesi sono aumentate le vendite, o l’abbandono in caso di affitto, di appartamenti in Zona 1 e 2 (il centro di Londra, Ndr)» racconta Alberto Orru, manager immobiliare di Investartone del gruppo Remax Diamond. «E allo stesso tempo è balzata la domanda case fuori città, dalla Zona 4 in fuori». I numeri del mercato immobiliare riferiscono di un calo dei prezzi a Londra centro che vanno dal 5% al 20%. Il picco più alto si registra a Mayfair, il quartiere più costoso ed esclusivo, peraltro di proprietà personale della Regina: appartamenti in vendita a 2,5 milioni di sterline, sono stati abbassati a 2 milioni. Rimangono però sempre prezzi esagerati. E in ogni caso, il calo dei prezzi ha un divario molto ampio: «Molto dipende dalle condizioni degli immobili. Gli appartamenti ristrutturati e in buone condizioni non si deprezzano» prosegue Orru. Negli ultimi 10 anni, a Londra è andata in scena la corsa alla casa: si comprava di tutto a prezzi esagerati.
A Londra arriva “A’ Livella”
La temuta fuga per ora è solo un ribilanciamento da zone costose ad altre più economiche. Con un effetto collaterale: che la domanda in aumento in quartieri economici sta facendo salire i prezzi. Si andrà a un livellamento: scendono i prezzi in centro, si alzeranno fuori, ma non c’entra, per ora, la Brexit. «È solo un riaggiustamento causa Covid» prosegue Orru. Con gli uffici chiusi e il lavoro da remoto, molte famiglie hanno bisogno di più spazio, per farsi una stanza-ufficio in casa. Nessuna apocalisse immobiliare: dagli anni 50 a oggi, spiegano negli uffici di Statura, consulenti Italiani in operazioni cross-border, l’immobiliare è sempre salito: ci sono stati dei periodi di shock, come quello in corso, ma il real estate a Londra rimane l’asset class più redditizia.
«Ci sarà un rallentamento del mercato» commenta uno dei partner Guido Ravaglia. È arrivato a Londra tanti anni fa e si ricorda cosa successe all’immobiliare negli anni della crisi 2008-2009: «È stato il biennio peggiore di sempre per immobiliare, ma il mercato cadde solo del 9%. Nessun altro investimento resse così bene». Per il futuro prevede lo stesso film: uno shock e poi una ripresa. La Brexit porterà a un ribilanciamento: meno europei che investono in immobili a Londra, e anzi scappano, ma più investitori internazionali. A Londra c’è storicamente sempre domanda di immobili, e la domanda arriva da tutto il mondo: mentre i banchieri italiani meditano il ritorno in patria, Statura sta assistendo un magnate della Malesia che sta comprando un appartamento per la figlia che studia a Londra. Ha messo gli occhi su un immobile da 11 milioni di sterline di fronte a Regent’s Park. La Brexit è una parola sconosciuta.
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